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domenica 9 ottobre 2011

DARE VOCE ALLA MEMORIA. GLI ULTIMI DIPINTI DI WILLEM DE KOONING

Asheville 1948
Negli anni estremi un nuovo elemento si accende tra gli squisiti percorsi di de Kooning: la luce (Calvesi)

Nasce a Rotterdarm il 24 aprile del 1904, nel 1916 lascia la scuola e comincia a lavorare presso il laboratorio di arti Jan e Jaap Gidding . Dal 1917 al 1921 frequenta i corsi serali di belle arti all'Accademia di belle arti e tecniche artistiche di Rotterdam. Nel 1926 sbarca illegalmente negli Stati Uniti, in Virginia e lavora come imbianchino, nel 1926 si trasferisce a New York .  Le sue primissime opere sono di matrice realista ma il suo linguaggio artistico matura nell'ambito delle'espressionismo astratto divenendone uno dei più significativi rappresentanti. Nel 1948 tenne la sua prima esposizione di opere astratte in bianco e nero, affermandosi come espressionista astratt, la sua pittura caratterizzata da pennellate vigorose e ben visibili diede luogo all'espressione action painting. Tra le opere più significative di questo periodo vanno ricordate Asheville ed Excavation. Nel 1953 espone sei quadri intitolati  Donne, figure primordiali dai colori aspri e corposi l'unione tra pittura figurativa e arte astratta. Successivamente la ricerca dell'artista si indirizza verso immagini che evocano forme di paesaggio usando entrambi gli stili astratto e figurativo , spesso fondendoli.Realizzò anche numerose litografie e sculture in bronzo.



Gli ultimi dipinti di William de Kooning


Nel 1989 De Konning si ammala di Alzheimer
Gli ultimi dipinti di Willem de Kooning sprizzano felicità. Sono le opere di un maestro che ha scelto consapevolmente, all'eta di 77 anni di cambiare strada, di cercare nuove soluzioni, dimenticando il rigore delle strutture giovanili per dipindere in modo esuberante e gioioso. Agli inizi degli anni ottanta, de Kooning era soddisfatto di quel che aveva fatto e aveva raggiunto uno stadio di perfetta libertà e serenità nelle vita e nel lavoro, che si manifestava in una visione di intensa chiarezza.
I dipinti successivi proseguono, attraverso diverse fasi, in questa direzione, fino a raggiungerre la ricchezza di colore e il selvaggio abbandono dei quadri del 1987-1988.
Questo modo di dipingere accompagnerà de Kooning nei suoi ultimi anni, fino a quando non cesserà di farlo nel 1990 sette anni prima di morire. Gli ultimi dipinti - non solo un nuovo stile ma nuove invenzioni - sono liberi, consapevoli, musicali e animati da una vibrante vitalità. Dal 1986 in poi si assiste a un'esplosione del colore. De Kooning annunciò di essere tornato un uso completo della sua tavolozza . Aveva la capacità , l'energia e la volontà di andare oltre. I quadri di questo periodo uniscono emozioni sfrenate a una grande chiarezza. Sono liberi e ispirati, come lo sono in genere le opere dipinte con grande rapidità. Sembrano pieni di luce ed emergono direttamente dall'interiorità di de Kooning, da qualche ricordo profondo e fondamentale , mentre la sua anima si proietta sulla tela con convinzione e a volte perfino con una certa enfasi. Uno scavo approfondito nella memoria deve essere all'origine della produzione di immagini come la figura blu e lavanda di un'opera senza titolo del 1988, che ha un'aria troppo personale per non essere una forma di autoritratto. La moralità dell'arte rimane nello spirito che essa lascia dietro di sè e lo spirito è quello che resta nella memoria. Gli ultimi dipinti di de Kooning modificheranno il suo ricordo
 
  
  



mercoledì 6 luglio 2011

NON SOLO PITTORI FAMOSI V PARTE

ELISABETTA SIRANI
Figlia di Giovanni Andrea , pittore allievo di Guido Reni, visse a metà del 1600. Dipingeva soprattutto temi sacri (tra cui madonne) nonchè ritratti di eroine.
La sua tecnica era inconsueta per il tempo: realizzava i soggetti con schizzi veloci, quindi li perfezionava successivamente con l'acquarello.
 Lei fu un caso straordinario di precosità artistica, a 17 anni era già considerata un maestro, in grado di gestire una scuola d'arte  per fanciulle, in cui insegnava le più raffinate tecniche della pittura.
Nella sua breve esistenza produrra più di 200 dipinti e venne apprezzata in tutte le corte europee per la raffinatezza e l'intensità espressiva dei suoi quadri,
Morì giovanissima nel 1665 a soli 27 anni a causa di un'ulcera perforata, si sospetterà di un avvelenamento da parte di una sua cameriera invidiosa, ma l'autopsia rilevò come le cause della sua morte fossero del tutto naturali e inaspettate.Fu sepolta, accanto a Guido Reni, nella cappella del Rosario nella Basilica di San Domenico in Bologna. Carlo Cesare Malvasia realizzò una sua biografia ne La felsina  pittrice.
Le è stato dedicato un cratere di 28 km di diametro sul pianeta Venere.


domenica 26 giugno 2011

mr magorium .

L'importanza della fantasia.

In questo film si parla di quanto è importante la fantasia , il saper vivere con leggerezza, di congedarsi quando è il momento ,  essere contenti per ciò che la vita ti ha dato e come la hai vissuta, di come è importante ciò che lasci e soprattutto a chi, sperando che  riesca a farne buon uso e a tramandare i propri saperi.
E' così che si crea la storia.
Ve ne consiglio la visone è delizioso.

Quanto sono fragli gli anziani nel nostro paese?

Non essere più ascoltati: questa è la cosa terribile quando si diventa vecchi.
Albert Camus, Il rovescio e il diritto, 1937

Ogni giorno, per il lavoro che svolgo, ho contatti con persone anziane e affette da l'alzheimer, ma paradossalmente questo è solo uno dei problemi che li affligono. La malattia più grave è la solitudine, molti di loro, nonostante abbiano figli e parenti sono completamente soli  e quindi in balia degli eventi.
La solitudine non è un disvalore se una persona è sana, autosufficiente e soprattutto se è una scelta personale, diventa un dramma quando un anziano ha bisogno di cure, di attenzione di semplice compagnia e di aiuto. Ormai questa malattia per molti di loro è accompagnata dalla parola abbandono,
so quanto è difficile avere a che fare con persone affette da alzheimer, ma ciò non giustifica il lasciar solo un anziano alla mercè di qualcuno o degli accadimenti.Vorrei citare per dovere di informazioni  due casi a me capitati che mi hanno lascita alquanto attonita. 
Il primo è di una donna , che ha anche disturbi psichiatrici, che vive si accanto alla figlia, ma in un appartamento completamtente sola, ormai ossessionata dall'essere abbandonata. Nessuno si cura di lei, se non che per le cose basiliari, può uscire e vagare a qualsiasi ora del giorno e della notte. Spesso viene con lividi e graffi perchè è caduta . Pone in continuazione domande per avere delle certezze del tipo : "a che ora si mangia" "cosa facciamo ora" "ma mia figlia viene a prendermi" ecc. Ha lo sguardo perso, forse prende anche una terapia non adeguata..., e il volto contratto in una smorfia di continua angoscia. Era una donna bella (ancora si vede) intelligente e acculturata e ora vedi solo una donna sciatta, magrissima e sola.
Il secondo caso è accaduto questa settimana a una nostra ospite è stata addormentata da una sconosciuta e derubata dei suoi soldi. (non faccio commenti su queste persone senza scrupoli, l'uniche cose che mi vengono da dire sono epiteti irripetibili) Questa signora chiaramente ha l'alzheimer, vive sola, un pessimo rapporto con la figlia che le lascia il necessario per vivere ma è totalmente assente sia affetivamente che realmente. Infatti, quando il fatto  è accaduto, la figlia  si trovava in vacanza dove è rimasta tutt'ora senza nessuna intenzione di ritornare in città . La cosa che più mi disturba,oltre al pericolo chela signora  ha corso con l'assunzione di tranquillanti così forti,  è che  so quanto questa signora sia s angosciata, amareggiata da questa vicenda , ma so soprattutto della sua paura che la figlia dopo questa vicenda la possa mettere in un istituto. Con persone estranee, lontanta dalle sue abitudini e dalla persone che conosce.
E questi sono solo due esempi di anziani soli e senza cure.
Al di là del giudizio morale e delle proprie opinioni, ognuno di noi ha una coscienza e storia personale, quindi non voglio entrare nel merito dei rapporti familiari, la cosa invece che mi lascia interdetta è la totale mancanza di supporto e considerazione da parte dello Stato. Di leggi ce ne sono tante tra cui un progetto  per la carta dei diritti delle persone anziane : vi posto il link  per chi volesse approfondire : www.sanita.sm/on-line/Home/.../Progetti/documento2000379.html . Ma nella realtà dei fatti non c'è quasi nulla. Roma ci sono 1.200 persone che hanno più di 100 anni, circa 270 mila con più di 75 anni, e più di mezzo milione con più di 65 anni. Gli anziani hanno bisogno di vivere in una città che dia loro da possibilità di invecchiare con dignità e serenità, di servizi, di essere autonomi , di avere degli interessi e di avere degli strumenti per difendersi sia dagli sconosciuti ma anche da chi pensano di conoscere,  farsi aiutare a decidere da persone imparziali che curino realmente i loro interessi. So che parlo di fantascienza ma forse visto che presto gli anziani saranno moltissimi o ci prendiamo cura di loro o?????



lunedì 13 giugno 2011

Elogio all'amicizia

"Quegli amici che hai, e la cui amicizia hai messo alla prova, aggrapali alla tua anima con uncini di acciaio "  William Shakespeare


In questi giorni ho avuto modo di pensare molto all'amicizia, a ciò che rappresenta nelle varie tappe della vita. Ci sono vari gradi e tipi di amicizia, e tutte sono importanti e rilevanti nel percorso che ognuno di noi intraprende. Con ognuno condividi qualcosa di diverso e si ha una confidenza diversa. Nell'amicizia ci si sceglie esattamente come in amore, ma senza sovrastutture, non ci sono tattiche, non si ha l'ansia di piacere per forza, puoi  mostrare tranquillamente tutti i lati del tuo carattere senza paure. Con il passare degli anni mi sono resa conto che si diventa più esigenti, e si è più selettivi nella scelta delle amicizie. Oltre all'empatia iniziale, fondamentale, c'è la necessità di potersi fidare, di avere degli interessi in comune, di partecipare agli accadimenti belli e brutti della vita di ciascuno. Potersi raccontare senza paura di essere giudicati e ascoltare; prendersi anche la libertà a volte di non voler ascoltare perchè non si sarebbe di nessun aiuto.  Ridere per tutte le stupidaggini che non diresti a nessun altro. Potrei andare avanti con altri mille esempi ma non aggiungerei nulla al valore immenso di una sincera amicizia.
"...Così si comprende che la natura stessa non ama assolutamente la solitudine e s'appoggia sempre a qualcosa, come ad un sostegno; a qualcosa di dolcissimo, quando si tratta di vere amicizie..." De Amicitia Cicerone
Chiunque voglia può aggiungere un commento o partecipare a questa discussione sul valore dell'amicizia e sulla propria esperienza.

giovedì 2 giugno 2011

E' QUI LA FESTA?

Cronaca di una giornata interminabile, faticosa ma soddisfacente


 Venerdì 27 maggio, finalmente dopo un anno di lavoro, siamo riusciti a portare a compimento i nostri laboratori e a concludere questo percorso con una bellissima festa...
In questo post  non voglio raccontarvi del lavoro pratico svolto , dell'impegno, dell'organizzazione, ma vorrei raccontarvi delle emozioni e delle persone che hanno reso possibile questa festa.

Alle 17 dopo una giornata di prove, allestimenti, preparativi, iniziano ad arrivare i nostri ospiti con i rispettivi parenti , i nostri amici  e  famigliari. La sala inzia a riempiersi, non pensavamo venisse tanta gente, le siede ormai sono tutte occupate , i fari sono puntanti sulla scena i nostri attori sono seduti ai loro posti , c'è molto fermento. Lauretta e Francesca sono posizionate dietro le quinte e gesticono musica e immagini. Laura deve tranquillizzare i signori accompagnadoli sulla scena. Alessandra è la nostra presentatrice ufficiale, io faccio la spola dalla sala dell'esibizione e il nostro centro dove intanto provano il gruppo dei jazzisti e accompagno gli ultimi parenti e amici. 

Ed ecco, i due fari si accendono  al centro della scena, il mormorio delle persone va scemando e come per incanto sotto la direzione di Valentina e la voce rassicurante di Ivan i nostri attori cominciano uno ad uno ad interpretare i loro monologhi  tratti da bellissimi film come "Pacht Adams",  ""Nel mezzo di un gelido inverno" ," L'attimo fuggente" solo per citarni alcuni. Alcuni iniziano con voce sicure, altri timidamente, ma tutti indistintamente trasmettono esattamente l'emozione e la forza  del pezzo che stanno recitando. Li osservo e sarebbe facile commuoversi solo perchè sono anziani ed hanno l'alzheimer, ma la commozione è invece dovuta alla loro bravura a ciò che riescono a trasmettere a tutti i presenti in sala. E' un crescendo  fino all'ultimo monologo dove un bravissimo Roberto interpreta il prof. Keating ("L'attimo fuggente") nel  discorso finale ai suoi studenti.
Al termine tutti i presenti si alzano in piedi e con un grande e meritato applauso salutano  gli attori della Compagnia "Abbiamo superato l'imprevedibile" e le due persone che  hanno lavorato sodo per un anno per poter realizzare tutto ciò : Valentina e Ivan .
Con una perfetta organizzazione, riusciamo a sportarci tutti nel bellissimo giardino del nostro centro Alzheimer, e accompagnati dalle melodiose  note degli Skatò Saxophone Quartet (che ancora ringrazio per il loro contributo, veramente apprezzato)  apriamo  il mercatino Riciclarte con tutte le creazioni eseguite dai signori, e come sempre con grande soddisfazione mia e di Laura riusciamo a vendere quasi tutto .
Le persone interagiscono tra loro, ascoltano musica, si servo al buffet, conversano rilassati e a proprio agio.
La festa sta per finire, siamo tutti stanchi ma soddisfatti, è riuscita veramente bene  in barba ai molti  pregiudizi sulla terza età. 
Molti infatti sono convinti  che le feste degli anziani e, soprattutto, che gli anziani si divertano solo con  balli lisci , mazurke, recite nostalgiche e  canzoni del passato. 

Dopo qualche giorno di riposo, si riparte un altro anno di lavoro ci aspetta.

sabato 21 maggio 2011

- contro i tagli nel sociale - SAPERNE DI PIU' SULL'ALZHEIMER


Alzheimer la malattia dal nome strano

La perdita progressiva della memoria è uno dei sintomi più comuni della malattia di Alzheimer. È spesso il primo segnale che induce a sospettare che qualcosa non va e a rivolgersi ad un medico.
Ci sono vari tipi di perdita di memoria. Nella malattia di Alzheimer, la memoria dei fatti recenti tende ad essere la più colpita, mentre la memoria a lungo termine resiste per molti anni dall'inizio della malattia. Accade così che i malati di demenza ricordino cose che hanno fatto anni prima, ma non riescano a ricordare se hanno già fatto colazione. La perdita di memoria interferisce con le attività quotidiane e con la capacità di tenere una conversazione, ma forse una delle conseguenze più drammatiche è l'incapacità di imparare. La perdita di memoria può essere irritante (ad es. quando il malato dimentica il nostro nome) o motivo di preoccupazione (ad es. quando il malato dimentica il gas acceso). Anche il malato può esserne estremamente turbato, manifestando confusione, umiliazione e vergogna. Specialmente allo stadio iniziale, è facile che il malato cerchi di nascondere, per imbarazzo o vergogna, alcune conseguenze della sua perdita di memoria. In seguito ne sarà meno cosciente, ma continuerà a soffrirne le conseguenze, come la perdita dell'indipendenza e il senso di frustrazione. In Italia  ne soffrono circa 800.000 persone, e 26.6 milioni nel mondo secondo uno studio della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora USA , con una netta prevalenza di donne (per via della maggior vita media delle donne rispetto agli uomini).

Le difficolltà maggiori dovute a questa patologia (oltre la persona colpita dall'alzheimer)  le vivono i familiari, soprattutto i figli, in primo luogo perchè è difficile accettare che un genitore che ti ha cresciuto, indirizzato e sostenuto non ricordi neanche il tuo nome, nè quando sei nato , nè che lavoro fai. per cui sembra che venga meno anche l'affetto, in secondo luogo questa malattia è una malattia lenta e progressiva (fino alla totale mancanza di autosufficienza)  e diventa impegnativo e molto spesso impossibile  per un familare occuparsi totalmente del proprio congiunto.
Purtroppo in Italia,  si continua a tagliare sul welfare, - in molte le regioni i tagli sul sociale sono stati dell'80% - quindi i  familiari si trovano senza sostegno ,(a parte le associazioni di volontariato come ad esempio ALZHEIMER ITALIA)   con pochissime strutture (molte di loro sono private e costosissime)  e ancor meno informazioni.(molti parenti non sanno a chi rivolgersi, non sanno l'iter da seguire nè quali servizi sono disponibili) 
Il peso grava, quindi , tutto sulla famiglia. E, anzi, dobbiamo ringraziare le numerosi badanti che si prendono cura constatemente di queste persone e sostengono così le famiglie.
Ho voluto  approfondire,l'argomento su questa patologia, visto che lavoro in un Centro Alzheimer, ma soprattutto ho voluto mettere in evidenza, cogliendo questa occasione. la problematica dei tagli che questo governo sta effettuando sul sociale, con grave danno nei confronti degli anziani, disabili, psichiatrici ecc. e dei loro familiari , e con grave danno per tutti quegli operatori che da anni lavorano in questo settore (stipendi non pagati da mesi, cooperative costrette a licenziare o a chiudere) . Io penso che se un governo non investe  capitali nel sociale, anzi  riduce drasticamente   i fondi perchè superflui, ha fallito nel suo mandato. Perchè lo stato deve garantire a tutti una vita dignitosa e dare a tutti le pari opportunità per vivere.
Poi ipocritamente, però,  punta il dito contro a tutte quelle persone che sono convinte che un malato terminale  attraverso l'eutanasia  possa avere una morte dignitosa .

sabato 14 maggio 2011

NON SOLO PITTORI FAMOSI IV

ARTEMISIA GENTILESCHI  ULTIMA PARTE
"Se una persona potesse conoscere per certo quello che un'altra persona sta pensando o facendo, la solitudine cesserebbe di esistere a questo mondo. "                         Artemisia Gentileschi

BIOGRAFIA SECONDA PARTE
Giuditta con la sua ancella  Palazzo Pitti Firenze

Artemisia dopo essere andata via da Firenze (come scritto nel post precedente) arrivò a Roma,  come donna ormai indipendente, in grado di prender casa e di crescere le figlie. Oltre a Prudenzia (nata dal matrimonio con Pierantonio Stiattesi), ebbe una figlia naturale, nata probabilmente nel 1627.

La Roma di quegli anni vedeva ancora la presenza di molti caravaggeschi  ma vedeva anche il
crescente successo del classicismo. Artemisia seppe cogliere questa novità  artistica ed appropriarsene in maniera adeguata e divenire una delle protagoniste di quel periodo. Entrò anche a far parte dell'Accademia dei Desiosi.
Tuttavia, nonostante la reputazione artistica, la sua forte personalita' e la rete di buone relazioni, il soggiorno di Artemisia nella sua Roma non fu cosi' ricco di commesse come avrebbe desiderato. L'apprezzamento della sua pittura era forse circoscritto  alla sua abilita' di mettere in scena le eroine bibliche: erano a lei precluse le ricche commesse dei cicli affrescati e delle grandi pale di altare. Difficile, per l'assenza di fonti documentali, e' seguire tutti gli spostamenti di Artemisia in questo periodo. È certo che tra il 1627 ed il 1630 si stabilì, forse alla ricerca di migliori commesse, a Venezia: lo documentano gli omaggi che ricevette da letterati della citta' lagunare che ne celebrarono le qualita' di pittrice.
 Nel 1630 Artemisia si reco' a Napoli
L'esordio artistico di Artemisia a Napoli e' rappresentato forse dalla Annunciazione del Museo di Capodimonte. Poco piu' tardi, il trasferimento nella metropoli partenopea fu definitivo, e li' l'artista sarebbe rimasta - salvo la parentesi inglese e trasferimenti temporanei - per il resto della sua vita. Napoli (pur con qualche costante rimpianto per Roma) fu dunque per Artemisia una sorta di seconda patria . A Napoli per la prima volta, Artemisia si trovo', a dipingere tele per una cattedrale, quelle dedicate alla Vita di San Gennaro a Pozzuoli.
 Nel 1638 Artemisia raggiunse il padre a Londra, presso la corte di Carlo I .La fama di Artemisia incuriosì Carlo I, e non e' un caso che nella sua collezione fosse presente una tela di Artemisia di grande suggestione, l'Autoritratto in veste di Pittura.

Artemisia ebbe dunque a Londra una sua attivita' autonoma che continuo' per un po' di tempo anche dopo la morte del padre (anche se non sono note opere attribuibili con certezza a questo periodo). Sappiamo che nel 1642, alle prime avvisaglie della guerra civile, Artemisia aveva gia' lasciato l'Inghilterra. Poco o nulla si sa degli spostamenti successivi. E' un fatto che nel 1649 la troviamo nuovamente a Napoli, in corrispondenza con il collezionista Don Antonio Ruffo di Sicilia che fu suo mentore e buon committente in questo secondo periodo napoletano. L'ultima lettera al suo mentore che noi conosciamo e' del 1650 e testimonia come l'artista fosse ancora in piena attivita'. Artemisia mori' nell'anno 1653.

IL SUO STILE....
La sola cosa che voglio è che tu voglia qualcosa così profondamente da sentirne dolore, come io soffro per riuscire a dipingere bene."                                 Artemisia Gentileschi


Artemisia , non solo intraprese una professione preclusa alle donne ma si discostò da quello stile prettamente femminile dell'epoca  (nature morte, paesaggi ecc). Ella si aprì a una pittura anticonformista sia dal punto di vista  figurativo che stilistico. Dai suoi dipinti traspare l'originalità, la passionalità e l'inquitudine  che spesso emanano le rappresentazioni delle suo eroine.
Sicuramente la drammatica vicenda che l'ha vista protagnista (la violenza subita) ha influenzato la sua pittura.  Nei suoi dipinti si riscatta dall'onta subita con immagini di eroine, forti e abili capaci di gesta epocali. Sin dai suoi primi lavori, Artemisa colloca la figura femminile in posizione dominante appartenente ad una tradizione storica, biblica. Le immagini di donna che dipinge non sono in pose sensuali  ma si distinguono per la loro possenza fisica e il loro spessore  morale. Per Artemisia le donne non sono fragili o puro oggetto di desiderio. E' il loro corpo a parlare : le torsioni delle braccia, il dramma degli sguardi. Il corpo emerge in primo piano, lo sfondo è puramente decorativo serve solo a dare luce alla scena principale conferendole dinamismo. Questa centralità si associa ad un tentativo di superare la visione  di una donna posta ai margini delle rappresentazioni , in posa passiva rispetto ad un esclusivo dominio pittorico maschile.
Artemisia non è solo una grande intreprete del filone caravaggista, di cui  fu una indiscussa rappresentante, bensì un'interprete della  "PITTURA DELLA PASSIONE" in cui donna e artista si fondono in un'unica e affascinante realtà
Autoritratto come allegoria alla pittura 1638 1639
Kensington Palace Londra

Per saperne di più:
Alexandra Lapierre, Artemisia, Mondadori 1999
Tiziana Agnati, Artemisia Gentileschi, Giunti 2001
 La passione di Artemisia diVreeland Susan Neri Pozza 2005 ROMA

REFERENDUM 12 E 13 GIUGNO

 Referendum 12 e 13 giugno



Il 12 e il 13 giugno pensate di andare al mare?

Fate girare questo messaggio!!!!


E' molto importante per me, per te, per i tuoi amici, per i tuoi figli e per i tuoi nipoti, presentarsi al referendum abrogativo del 12-13 giugno 2011. E' l'unico strumento, oltre alle elezioni, che ci fa sentire parte attiva di questo stato.

Il referendum avrá quattro quesiti, uno piú importante dell'altro. Ve li elenco in maniera molto molto stringata. Per ogni approfondimento andate qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_del_2011_in_Italia
Primo quesito (Acqua) Vuoi eliminare la legge che dá l'affidamento a soggetti privati o privati/pubblici la gestione del servizio idrico? VOTA SI

Secondo quesito (Acqua)
Vuoi eliminare la legge che consente al gestore di avere un profitto proprio sulla tariffa dell'acqua, indipendente da un reinvestimento per la riqualificazione della rete idrica? VOTA SI

Terzo quesito (Centrali Nucleari)
Vuoi eliminare la legge che permette la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano? VOTA SI

Quarto quesito (Legittimo Impedimento) Vuoi eliminare la legge che permette al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri di
non comparire in udienza penale durante la loro carica? VOTA SI

Come per ogni referendum bisognerá raggiungere il quorum. 25 milioni di persone, il 50% degli aventi diritto, dovrá recarsi alle urne per rendere il referendum valido.

La vera unitá di noi tutti per far valere i nostri diritti di cittadini, capaci di dare una forte risposta a leggi che remano contro di noi.

RICORDA:
Condividi questo post con tutti i tuoi contatti, perché questa volta abbiamo la possibilitá di salvare il paese, gira la mail a tutti i tuoi contatti.Pubblicizziamo questi argomenti:

RICORDATEVI CHE DOVETE
PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM
... perché non saranno fatti passare gli spot ne' in Rai ne' a Mediaset.

Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E' necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone
!
Il referendum non sará pubblicizzato in TV.


I cittadini, non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il 12 giugno.

QUINDI : I cittadini, non andranno a votare il referendum!
Vuoi che le cose non vadano a finire cosi ? Copia-incolla e pubblicizza il referendum a parenti, amici, conoscenti e non conoscenti. Passaparola!!



 



mercoledì 11 maggio 2011

DA COSA NASCE COSA

Il Laboratorio del riciclo creativo "Riciclarte"
Tutto  ebbe inizio durante lo svolgimento delle attività di laboratorio manuale, nel corso delle quali cerchiamo di far emergere dai racconti dei partecipanti i loro ricordi legati alle fasi della loro vita ed attingere così ai loro saperi spesso inespressi, alle loro abilità nel creare o riparare oggetti. Sollecitati a frugare  tra gli “scaffali” della memoria, i partecipanti sono invitati  a raccontare la loro gioventù, a riferire delle loro abilità manuali, della cultura materiale in cui erano immersi, dove spesso gli oggetti in disuso non venivano gettati via come si fa oggigiorno nella nostra società dello spreco, ma venivano messi da parte, per essere eventualmente riutilizzati. Ai loro tempi, ci spiegano, tutto era utile e non si buttava nulla, tutto poteva servire...un piccolo pezzo di spago, il vetro, così prezioso, tanto che esisteva il vuoto a rendere o la carta di giornale, che veniva usata per foderare il secchio della pattumiera o riutilizzata come combustibile nelle stufe ecc.
Questi racconti hanno indotto me e la mia collega Laura a riflettere sui nostri tempi, dove al contrario l’industrializzazione ed il boom economico degli anni ‘60 ha innescato quella corsa ad un consumismo sfrenato che ha raggiunto oggi proporzioni gigantesche, dove gli oggetti hanno vita breve e nulla viene conservato per un eventuale riutilizzo. Tutto ciò ha come conseguenza un inquinamento dell’ambiente sempre più pervasivo e preoccupante per la salute del pianeta e dei suoi abitanti. Oggi si cerca di correre ai ripari con campagne di sensibilizzazione alle questioni di tutela ambientale e al ricorso di buone pratiche  come la raccolta differenziata, il risparmio energetico, lo sviluppo sostenibile, l’acquisizione del concetto di “rifiuto” inteso come “risorsa”. Un contributo significativo si tenta di darlo anche con il “riciclo creativo”, cioè  quelle pratiche, attraverso le quali, si può dare nuova vita agli oggetti cosiddetti “da buttare”.

Collane ed orecchini realizzate dai nostri ospiti,
 con perline di carta riciclata di giornali e riviste.
La creatività non sembra conoscere limiti quando si tratta di reinventare un oggetto a partire dagli scarti destinati alla discarica: da semplici oggetti, a monili, a soluzioni di arredo fino a vere e proprie opere d’arte...il “riciclo” dà luogo a infinite forme e risultati; il “riciclo creativo” è diventato nel tempo una “buona pratica” capace di indicare la strada per un maggiore rispetto per l’ambiente e l’ecosistema. Noi, con le nostre attività, vogliamo contribuire nel nostro piccolo alla salvaguardia dell’ambiente e a promuovere la creatività come espressione del sé, e ci sembra una buona idea convertire il nostro laboratorio manuale in laboratorio del “riciclo creativo” che potremmo soprannominare “RICICLARTE” ovvero l’arte del riciclo.

 Abbiamo iniziato a raccogliere giornali, bottiglie, cd e relative custodie, tappi, vecchi scarti di lana, ecc. con la partecipazione entusiasta dei nostri ospiti e delle nostre colleghe del Centro. Internet ci ha fornito dei validi spunti di lavori  da attuare, ma abbiamo privilegiato oggetti e manufatti di facile esecuzione per i partecipanti al laboratorio, i quali sono sempre disponibile e aperti a ciò che proponiamo, anche quando, a volte, il compito risulta  piuttosto impegnativo sia per noi che conduciamo il laboratorio sia per loro che ne sono parte attiva. In ogni caso siamo contente che siano soddisfatti e stupiti nel vedere “sbocciare” un fiore da una bottiglia di plastica o veder realizzato un cestino da un giornale. Pensiamo che sia importante e gratificante per gli ospiti del Centro creare degli oggetti a partire dal materiale riciclato: quell’abitudine di mettere da parte bottoni, vecchi nastri,  carta da regalo usata, finalmente non può essere più etichettata come “mania senile”, spesso frettolosamente liquidata con frasi del tipo:”sono anziani, mettono da parte anche le cose inutili, non buttano via niente”. Il buttare via gli oggetti vecchi che non servono più non è forse una metafora della condizione dell’anziano nella nostra società fondata sull’efficientismo e la prestanza fisica? Meditiamo gente, meditiamo.

Grazia


 

 












































domenica 8 maggio 2011

COLLA A CALDO...il terrore corre sul filo!!!


Ore 16.30 di un qualsiasi giorno feriale al centro "Tre Fontane": si chiudono gli armadietti, si prendono le chiavi, "chi ha il giro domattina?", "mi puoi timbrare per favore?"...sono tutti sulla soglia, pronti ad affrontare chi il bus, chi il traffico del pomeriggio, quando dal fondo del corridoio inizia la sua rituale corsetta in punta di piedi una piccola figura, nera e zompettante. E' rapida, silenziosa, al suo passaggio si alzano solo piccole folate di vento ma al suo occhio indagatore non può sfuggire nulla. Perchè quella oscura presenza ha solo una missione a quest'ora del pomeriggio... dalla nascita è stata programmata per controllare:
a) la chiusura di tutti i televisori;
b) lo spegnimento del pc, del monitor, tastiera e affini;
c) lo sprangamento di tutte le finestre al fine di evitare l'introduzione del gatto;
d) la chiusura delle luci dei bagni;
e) la chiusura delle micidiali piastre della cucina.
E' incurante delle proteste degli altri colleghi che tentano di rassicurarla e che vorrebbero tornare a casa in un orario decente, lei non si fa impietosire.
E quando agli occhi più ingenui il suo compito sembra finito e tutti tirano un sospiro di sollievo, per la mora nanetta scatta l'allarme rosso!!! Benchè piccola e solo all'apparenza indifesa, nel momento clou tira fuori una voce stridula, penetrante, che trapana il cervello di tutti i presenti e riecheggia non solo nelle stanze del centro ma anche nei loro incubi più frequenti...."E' STACCATA LA COLLA A CALDO?!?!?!". Eh già...il robottino small size aveva sempre svolto tranquillamente i suoi controlli finchè due anni fa, con il lavoro al centro, un nuovo nemico si è stagliato all'orizzonte delle sue manie: la pericolosissima (nonchè molto utile) colla a caldo. Questo strumento viene spacciato come atto a incollare con la massima precisione e la sicura efficacia qualsiasi materiale e non solo. Con il tempo è stato visto svolgere le più disparate funzioni...ne citeremo solo alcune per amor di cronaca: riparazioni di stivali, occhiali, cinte, nonchè arma di sterminio di formiche e tappabuchi delle tane delle suddette. Tuttavia presenta solo un piccolo, nonchè per la nanetta insormontabile, difetto...deve essere attaccato con la spina per scaldarsi...Potete solo immaginare quali catastrofiche visioni di incendi, crolli e demolizioni attraversino giornalmente la perversa mente della piccoletta al pensiero che l'infallibile strumento possa essere dimenticato attaccato. Chi ne paga in primis le conseguenze è la sua collega Maria Grazia, costretta al termine di ogni laboratorio a scandire con stentorea voce la frase "Ho staccato la colla a caldo!" , nel misero tentativo di quietare la gnoma. Fonti certe l'hanno vista aggirarsi tra i corridoi del centro anche al di fuori dell'orario lavorativo, quando il controllo non era stato svolto alla perfezione. Cari lettori, colleghi e non, quando nella notte squillerà insistentemente il vostro cellulare abbiate pietà di quell'anima persa che tenta solo di trovar pace in un mondo pieno di insidiose spine e rispondetele con affetto "Si, la colla a caldo è staccata, dormi tranquilla!".

sabato 7 maggio 2011

festa al centro alzheimer " i preparativi"

UN'ALTRO ANNO INSIEME


Presto ci sarà un bellissima festa al Centro Alzheimer dove lavoro. Un altro anno è passato e tutto è in fermento, nonostante il disinteresse  totale di chi chi dà lo stipendio, il tempo che ci rincorre, le problematiche personali, eccoci di nuovo qui, un anno dopo. Pronti con un altro evento. Valy e Ivan  stanno facendo, con il laboratorio teatrale, un lavoro straordinario - non anticipo nulla per non rovinare la sorpresa -  Francesca, nonostante l'impegno universitario, si adopera con meravigliose fotografie e coinvolgendo il fratello, tecnico delle luci, Alessandra la coordinatrice che, un po' sfiduciata dall'andazzo generale, è riuscita, però, a recupere le forze e trovare l'entusiasmo necessario per organizzare il tutto,  Maria la fisioterapista ci aiuta e ci appoggia, Laura l'infermiera ci sostiene ed è la nostra consulente finanziara, indispensabile, per il mercatino. Infine, io e Laura , stiamo lavorando sodo per creare insieme ai nostri ospiti, tanti oggetti da vendere  e utilizzare poi il ricavato  per delle buone cause .
Senza i nostri ospiti  non ci sarebbe nessuna festa, poichè loro ci danno la spinta e loro sono i protagonisti assoluti, noi siamo solo lo strumento che li aiuta ad esprimersi, a far percepire  che hanno ancora molto da dire, nonostante l'età e nonostante la malattia. Sono anche molto  grata di aver conosciuto delle persone così disponbili e speciali come  Renato che con il suo gruppo  Skatò Saxophone Quartet , intratterà noi e i nostri ospiti  con raffinati brani di jazz, solo per il piacere di far ascoltare della buona musica e condividerla . Grazie anticipatamente.
Ecco, appunto, un altro anno è passato e ci ritroviamo,  insieme uniti dall'entusiasmo, dalla voglia di fare e dalla sintonia e quel pizzico di adrenalina che si viene a creare prima di una  festa. Tutto ciò  riempe l'anima, e quando ti alzi al mattino pensi sorridendo: Oggi vado al lavoro.

Vorrei concludere questo post con alcuni  estratti dal "Canto alla durata" di Peter Andke  che  ho pensato orientativamente , di inserire prima dell'esibizione del quartetto di jazz :
"...e mi venne così da descrivere la sensazione della durata, come il momento in cui ci si mette in ascolto , il momento in cui ci si raccoglie in se stessi, in cui ci si sente avvolgere. il momento in cui ci si sente raggiungere ma da che cosa? da un sole in più, da un vento fresco da un delicato accordo senza suono in cui tutte le dissonanze si compongono e si fondo assieme..."
" Certo la durata è l’avventura del passare degli anni,
l’avventura della quotidianità
ma non è un’avventura dell’ozio, non è un’avventura del tempo libero.
E’ dunque connessa col lavoro
con la fatica, con l’impegno, con la continua disponibilità?
No, perché se avesse una regola
richiederebbe un paragrafo
e non una poesia."
"...Restando fedele a ciò che mi è caro e che è la cosa più importante
impedendo in tal maniera che si cancelli con gli anni
sentirò poi forse
del tutto inatteso
il brivido della durata
e ogni volta per gesti di poco conto
nel chiudere con cautela la porta
nello sbucciare con cura una mela
nel varcare con attenzione una soglia
nel chinarmi a raccogliere un filo..." 
"...La durata non stravolge
mi rimette al posto giusto.
Senza esitazione rifuggo la luce abbagliante dell’accadere quotidiano
e mi riparo nell’incerto rifugio della durata.
Durata si ha quando in un bambino
che non è più un bambino
-e che forse è già vecchio-
ritrovo gli occhi del bambino"


domenica 1 maggio 2011

CONTRO I TAGLI ALLA CULTURA

1 MAGGIO FESTA RELIGIOSA?
Da sempre la chiesa ha convertito feste pagane in religiose  come ad esempio:
 Il 1 novembre - ricorrenza che  si diffuse con i Celti. Questo popolo festeggiava la fine dell'estate con Samhain, il loro Capodanno. In irlandese antico Samhain significa infatti "fine dell'estate" (Sam, estate, e fuin, fine). A sera tutti i focolari domestici venivano spenti e riaccesi dai druidi che passavano di casa in casa con torce ravvivate presso il falò sacro . Il Cristianesimo tentò di eliminare tutte le antiche festività pagane dando loro una connotazione diversa (integrandole o demonizzandole).
Papa Bonifacio IV istituì la festa di Tutti i Santi (Ognissanti); in tale festività, istituita il  13 maggio 610 e celebrata ogni anno in quello stesso giorno, venivano onorati i cristiani uccisi in nome della fede. Per oltre due secoli le due festività procedettero affiancate, sino a che Papa Gregorio III ne fece coincidere le date, cancellando di fatto l'antica usanza celtica
NATALE festa pagana legata al solstizio invernale, godeva di grande importanza in tutto l'Impero Romano. La tradizione giunse fino a Roma nella forma del culto di Mitra ed entrò nelle abitudini dei romani.
Quando il cristianesimo iniziò a diffondersi, dovette venire a patti con queste tradizioni molto radicate, per cui la Chiesa tentò, tutto sommato con successo, di "appropriarsi" della festa del Natale, proponendo Gesù Cristo come "vero sole divino" che nasce di notte da una vergine.

Mi sembra che anche questa volta la chiesa  stia tentando  trasformare il 1 maggio in  una festa religiosa.
Ma il primo maggio per me, come per tanti. è sempre  stata la festa dei lavoratori festeggiata con il concerto di Piazza San Giovanni - dedicato all'Unità d'Italia - che quest'anno si difende dal tentativo di sostituzione e offuscamente  da parte della chiesa, offrendo veramente uno bello spettacolo: con tanta buona musica , grandi artisti tra cui: Ennio Morricone, Dalla, De Gregori, Caparezza, per citarne alcuni. Un bel messaggio filmato di Camilleri. Molti attori che leggono importanti autori. Ma soprattutto  tante persone in piazza convinte come me che il primo maggio E' e SARA' per sempre "LA FESTA DEI LAVORATORI"
BUON PRIMO MAGGIO A TUTTI

LA CULTURA MANTIENE GIOVANI CONTRO I TAGLI ALLA CULTURA

STEPHANE HESSEL

Oggi 1 maggio mi sembrava giusto dedicare un post a Stèphane Hessel, che a soli 93 anni ha scritto un libro di appena 32 pagine, dal titolo «Indignez-vous!».  Un appello per dire INDIGNATEVI - REAGITE CON RABBIA. Nel suo libretto esorta  a   recuperare ambizioni e voglia di cambiare la società: “Il motivo di base della Resistenza era l’indignazione. Noi, veterani di quel movimento,(lui ha fatto parte della resistenza nella seconda guerra mondiale)  chiediamo alle giovani generazioni di far rivivere gli stessi ideali”, scrive a pagina 11. Punta il dito sul divario crescente fra i “molto ricchi” e i “molto poveri”, contro “la dittatura dei mercati finanziari”, contro l’erosione delle conquiste della Resistenza francese.
Per saperne di più vi consiglio di guardare una sua intervista a che tempo che fa http://www.chetempochefa.rai.it/dl/portali/site/page/Page-72d4d3e5-a5e7-4f5d-b4ce-da70ead94dac.html?refresh_ce

venerdì 29 aprile 2011

PREGIUDIZI

In questo post ,vorrei descrivervi il mio incontro con ragazzi disabili durante il mio tirocino in una struttura che li accoglieva. Io per prima avevo dei preconcetti, non avendo mai lavorato in quei contesti, sulle persone che vivono lì. Ed è per questo che vorrei raccontare, nello specifico di una bambina:


Una bianca farfalla
sui garofani
è forse un’anima?
(Shiki Masaoka: 1866-1902).

Vanessa la farfalla
Nel mio breve periodo di tirocinio svolto presso una casa famiglia, ho conosciuto molte persone con deficit fisici, sensoriali e psichici. Tutti i residenti della casa famiglia hanno delle storie difficili alle spalle, storie famigliari di emarginazione e di disagio. Alcuni di questi ragazzi hanno dei genitori molto anziani e quindi impossibilitati ad occuparsi di loro. Tra i residenti,vivono tre ragazzi tetraplegici; vivono lì da sempre . Io vorrei raccontare la storia di Vanessa, una giovane adolescente di 13 anni che ha l’aspetto di una bambina.
La storia di Vanessa sembra essere la sintesi di tutti quei preconcetti e pregiudizi che riguardano le persone affette da deficit gravi. Vanessa ha una storia di abbandono alle spalle: appena nata è stata lasciata in un ospedale da una madre con problemi di tossicodipendenza, e che ala fine ha partorito una bambina con seri danni cerebrali, una grave forma di tetraplegia e una quasi cecità.
Appena nata, i medici dedussero dal quadro clinico generale che Vanessa non sarebbe sopravvissuta a lungo; fu subito operata allo stomaco a causa forse di una complicazione gastrointestinale e ancora oggi porta i segni di quell’operazione…forse i medici, proprio perché convinti che non sarebbe sopravvissuta, non considerarono l’importanza di ricucire la ferita in modo tale che la cicatrice non le deturpasse il corpo. In quella situazione l’approccio dei medici fu esclusivamente di tipo clinico e dimostrarono con il loro comportamento come i pregiudizi possano condizionare la nostra percezione, il nostro modo di entrare in relazione con l’altro, le nostre scelte e le nostre azioni: essi sono intervenuti per salvare la vita a Vanessa dando per scontato l’esito infausto di ogni possibilità di crescita, di sviluppo e di cambiamento futuro. Vanessa è poi stata data in affidamento  e sin da piccola ha sempre vissuto nella casa famiglia, circondata dall’affetto di tutti  . Nonostante la gravità della sua situazione generale ho percepito comunque in Vanessa dei “segnali” che mi fanno supporre che sia fondamentalmente serena. Infatti, è “pregiudizievole” pensare che avendo un grave deficit cognitivo Vanessa non provi delle sensazioni o emozioni: le persone cosiddette “normodotate” che si fermano alle apparenze, vedono in lei solo un essere “malato” bisognoso esclusivamente di cure primarie per sopravvivere, una persona impossibilitata a relazionarsi con gli altri perché emette solo suoni (e se ognuno di quei suoni avesse un suo significato preciso?). Se il primo pensiero che balena nella mente è “poverina” oppure “che persona sfortunata”, forse non si riesce ad andare oltre il suo deficit col rischio di percepire Vanessa alla stregua di un “vegetale”. Un ragazzo diversamente abile, riferendosi agli atteggiamenti e agli sguardi pietistici degli altri usa, con un ribaltamento di prospettiva e una certa ironia, il termine “normodotati gravi” e afferma: «Sono quelli che non riconoscono le abilità diverse, che hanno paura di entrare in relazione con la diversità. Il Parlamento è un concentrato di normodotati gravi, ma ci vuole pazienza…»
Anche nel contesto scolastico i giudizi sulle capacità e potenzialità di Vanessa risultano alterati (sottostimati) dall’immagine che alcuni insegnanti hanno della persona con disabilità. Ho accompagnato personalmente Vanessa a scuola e ho notato che, a differenza dell’altro ragazzo che vive con lei ed ha un deficit molto simile al suo, il quale è accettato da tutti i suoi compagni ed è ben integrato nel contesto della classe, intorno a Vanessa c’è la più totale indifferenza: quando siamo entrate in classe, la maestra ha alzato a malapena la testa, solo alcuni compagni le hanno rivolto un saluto distratto e tutti gli altri hanno continuato a svolgere le loro attività come se lei non ci fosse. Io credo che la scuola dovrebbe favorire e non ostacolare il difficile cammino verso l’integrazione dei bambini con disabilità e contribuire ad abbattere i pregiudizi nei loro confronti. Ma tutto ciò non può avvenire se coloro i quali entrano in contatto con le persone con disabilità non intendono mettersi in gioco aprendosi all’altro, accogliendo la diversità come opportunità per comprendere l’altro da sé e moltiplicare i punti di vista e le prospettive attraverso cui osservare se stessi e il mondo che ci circonda.
Vanessa non è certo un “vegetale” che esiste solo per essere nutrito: ha un suo carattere (si ribella se la pettini), ha le sue preferenze (ama esporsi al sole e si agita divertita se ascolta dei suoni particolari come ad esempio il fischio). Non è mia intenzione negare i suoi problemi (per un periodo ha sofferto anche di anoressia) né proporre ricette miracolose che possano di colpo risolvere una sua situazione fortemente compromessa. Credo però, che bisogna accordarle la fiducia che possa fare dei progressi seppur piccoli, ma tali, comunque, da consentirle di avere un vita significativa e parimenti dignitosa rispetto a quella di tante altre persone con disabilità meno gravi rispetto alla sua.
Nonostante in molti nel passato hanno immaginato il futuro di Vanessa come ineluttabilmente prigioniero all’interno di una crisalide, io credo che oggi si debbano combattere questi atteggiamenti e pregiudizi che ancora segnano la sua esistenza. Vanessa in realtà è stata imprigionata dallo sguardo altrui che ha visto in lei unicamente una persona a cui era preclusa ogni possibilità di stabilire un contatto significativo con il mondo. Il tempo, il suo tempo, è stato congelato in un presente senza speranza e con esso l’idea di futuro con i possibili cambiamenti e gli sviluppi che porta con sé. Così facendo, l’unico risultato è l’arresto dello sviluppo che, come ho più volte ribadito è frutto di un radicato pregiudizio che ci fa ritenere la persona con disabilità grave priva di risorse e senza potenzialità, determinando l’idea che non potrà sviluppare nessun apprendimento anche di tipo semplice, oppure nessun miglioramento. A me piace pensare che un’efficace relazione di aiuto, il più possibile libera da “gabbie” mentali, possa restituire a persone come Vanessa dignità e possibilità di “poter essere”…una farfalla che si libra nell’aria leggera…

domenica 24 aprile 2011

Non solo pittori famosi III

ARTEMISIA GENTILESCHI PRIMA PARTE


Giuditta che decapita Oloferne,
1612-1613, 158,8 x 125,5,  Museo Capodimonte
Siamo arrivati al terzo appuntamento sulle pittrici donne, in questo post  vi parlerò di una delle più conosciute :Artemisia Gentileschi nata nel 1593, figlia del  pittore toscano Orazio Gentileschi, visse sin da piccola nella bottega del padre dove imparò a disegnare a impastare i colori e a dar lucentezza ai dipinti. Grazie agli artisti che gravitavano intorno alla sua casa (tra cui Caravaggio, che influenzò notevolmente le  sue opere) il suo precoce talento  crebbe . E' in questo ambiente che Artemisia esercitò l'arte di pittrice (infatti,  alle donne veniva negato l'accesso alla sfera del lavoro e la possibilità di crearsi un proprio ruolo sociale. Una donna non poteva realizzarsi puramente come lavoratrice, ma doveva perlomeno sostenersi col proprio status familiare; il lavoro femminile non era riconosciuto alla luce del sole, ma si realizzava perlopiù "clandestinamente"). A soli diciotto anni Artemisia aveva già dipinto il suo capolavoro "Giuditta che decapita Oloferne"


Il dipinto esprime le straordinarie doti pittoriche di questa giovane donna che venne violentata a diciott 'anni da un anziano amico del padre e, durante il processo contro il suo stupratore, dovette subire ogni tipo di umiliazione, compresa la tortura,(per testare la veridicità delle sue accuse la sottoposero  allo schiacciamento dei pollici)  da una giustizia maschilista e reticente verso le vittime di sesso femminile. Nella fredda violenza del gesto di Giuditta che decapita Oloferne si piuò cogliere il rancore di tutte le donne violentante nei secoli.
E' dopo questo episodio che Artemisia elabora una sua tecnica, anche se come precedemente detto influenzata da Caravaggio ma soprattutto da suo padre Orazio, predilege però tinte più violente con le quali crea i suoi magistrali giochi di luce tendenti a risaltare qualsiasi particolare.
Nel 1616 fu la prima donna  che venne accettata nell'Accademia delle Arti e del Disegno a Firenze, dove si trasferì dopo lo scandalo, qui ebbe un discreto successo, fu in buoni rapporti con Galileo Galilei e con  Michelangeo Buonarroti il giovne (nipote di Michelangelo): impegnato a costruire una magione  che celebrasse la memoria dell'illustre antenato, affidò ad Artemisia l'esecuzione di una tela destinata a decorare il soffitto della galleria dei dipinti.

Allegoria all'inclinazione - 1615 -1616
Olio su tela 152 cm x 61
Casa Buonarroti Firenze
La tela in questione rappresenta una Allegoria all'inclinanzione (ossia del talento naturale), raffigurata in forma di giovane donna ignuda che tiene in mano una bussola. Si ritiene che l'avvenente figura femminile abbia le fattezze della stessa Artemisia, che – come ci dicono le informazioni mondane dell'epoca – fu donna di straordinaria avvenenza.
In effetti capita spesso, nelle tele di Artemisia, che le sembianze delle formose ed energiche eroine che vi compaiono abbiano fattezze del volto che ritroviamo nei suoi ritratti o autoritratti.
Appartengono al periodo fiorentino la Conversione della Maddalena, la Giuditta con la sua ancella di Palazzo Pitti e una seconda (dopo quella di Napoli dipinta 8 anni prima) versione della Giuditta che decapita Oloferne agli Uffizi
Nonostante il successo di Firenze a causa delle spese eccessive e pressata dai creditori Artemisia decide di ritornare con la sua famiglia a Roma che tratterò nella seconda parte a presto...







mercoledì 20 aprile 2011

la cultura mantiene giovani - contro i tagli alla cultura -

Vi consiglio di guardare, se non lo avete già fatto, l'intervista  di Fabio  Fazio a Zigmund Bauman - famoso sociologo autore di molti saggi sulla società moderna - dove racconta del suo ultimo libro "Vite che non possiamo permetterci". Approfondirò sicuramente  questo grande  autore
Grace

I Laboratori del Centro......per saperne di più

In attesa dei post delle mie amiche e dei loro racconti sulle varie attività che si svolgono nel Centro Alzheimer,  proverò a descrivere la nascita  del laboratorio manuale creativo-ricreativo. La decisione di chiamarlo  così nasce  poichè all'attività manuale svolta dai signori abbiamo unito quella del riciclo usando come condimento tanta fantasia... spesso con risultati sorprendenti e qualche volta con risultati un pò meno eclatanti, ma sempre con tanto impegno ed entustiamo dei nostri ospiti e grande soddisfazione da parte mia e della mia compagna di ventura Laura. Buona lettura

Il riciclo creativo: “da cosa nasce cosa”
Tutto ebbe inizio...

...durante le svolgimento delle attività di laboratorio manuale, nel corso delle quali cerchiamo di far emergere dai racconti dei partecipanti i loro ricordi legati alle fasi della loro vita ed attingere così ai loro saperi spesso inespressi, alle loro abilità nel creare o riparare oggetti. Sollecitati a frugare tra gli “scaffali” della memoria, i partecipanti sono invitati a raccontare la loro gioventù, a riferire delle loro abilità manuali, della cultura materiale in cui erano immersi, dove spesso gli oggetti in disuso non venivano gettati via come si fa oggigiorno nella nostra società dello spreco, ma venivano messi da parte, per essere eventualmente riutilizzati. Ai loro tempi, ci spiegano, tutto era utile e non si buttava nulla, tutto poteva servire...un piccolo pezzo di spago, il vetro, così prezioso, tanto che esisteva il vuoto a rendere o la carta di giornale, che veniva usata per foderare il secchio della pattumiera o riutilizzata come combustibile nelle stufe ecc. Questi racconti hanno indotto me e la mia collega Laura a riflettere sui nostri tempi, dove al contrario l'industrializzazione ed il boom economico degli anni '60 ha innescato quella corsa ad un consumismo sfrenato che ha raggiunto oggi proporzioni gigantesche, dove gli oggetti hanno vita breve e nulla viene conservato per un eventuale riutilizzo.

Tutto ciò ha come conseguenza un inquinamento dell'ambiente sempre più pervasivo e preoccupante per la salute del pianeta e dei suoi abitanti. Oggi si cerca di correre ai ripari con campagne di sensibilizzazione alle questioni di tutela ambientale e al ricorso di buone pratiche come la raccolta differenziata, il risparmio energetico, lo sviluppo sostenibile, l'acquisizione del concetto di “rifiuto” inteso come “risorsa”.

Un contributo significativo si tenta di darlo anche con il “riciclo creativo”, cioè a quelle pratiche, attraverso le quali, si può dare nuova vita agli oggetti cosiddetti “da buttare”.

La creatività non sembra conoscere limiti quando si tratta di reinventare un oggetto a partire dagli scarti destinati alla discarica: da semplici oggetti, a monili, a soluzioni di arredo fino a vere e proprie opere d’arte... il “riciclo” dà luogo a infinite forme e risultati; il “riciclo creativo” è diventato nel tempo una “buona pratica” capace di indicare la strada per un maggiore rispetto per l'ambiente e l'ecosistema.

Noi, con le nostre attività, vogliamo contribuire nel nostro piccolo alla salvaguardia ambientale e a promuovere la creatività come espressione del sé, e ci sembra una buona idea convertire il nostro laboratorio manuale in laboratorio del “riciclo creativo” che potremmo soprannominare “RICICLARTE” ovvero l'arte del riciclo. Abbiamo iniziato a raccogliere giornali, bottiglie, cd e relative custodie, tappi, vecchi scarti di lana, ecc. con la partecipazione entusiasta dei nostri ospiti e delle nostre colleghe del Centro.

Internet ci ha fornito dei validi spunti di lavori da attuare, ma abbiamo privilegiato oggetti e manufatti di facile esecuzione per i partecipanti al laboratorio, i quali sono sempre disponibili e aperti a ciò che proponiamo, anche quando, a volte, il compito risulta piuttosto impegnativo sia per noi che conduciamo il laboratorio sia per loro che ne sono parte attiva. In ogni caso siamo contente che siano soddisfatti e stupiti nel vedere “sbocciare” un fiore da una bottiglia di plastica o veder realizzato un cestino da un giornale.

Pensiamo che sia importante e gratificante per gli ospiti del centro creare degli oggetti a partire da materiale riciclato: quell'abitudine di mettere da parte bottoni, vecchi nastri, carta da regalo usata, può finalmente non essere più etichettata come “mania senile” spesso frettolosamente liquidata con frasi del tipo: “sono anziani, mettono da parte anche le cose inutili, non buttano via niente”.

Ricordiamo inoltre che questo laboratorio ha uno scopo molto importante cioè quello di vendere i manufatti realizzati al mercatino che facciamo durante le nostre feste nel corso dell'anno. Lo scopo è quello di devolvere il ricavato ad associazioni no profit per l'infanzia in quei luoghi del pianeta in cui il diritto all'infanzia è negato a causa della povertà, delle guerre e dell'instabilità economica e politica. Mentre l'Occidente ricco spreca, molti Paesi del Mondo non hanno accesso ai beni e servizi necessari alla sopravvivenza. L'idea del “riciclo creativo” e il momento di incontro e di vendita dei manufatti realizzati dagli ospiti del “Centro”, potrebbe rappresentare anche un'occasione di riflessione sulle contraddizioni del mondo contemporaneo e poi...il buttare via gli oggetti vecchi che non servono più non è forse una metafora della condizione dell'anziano nella nostra società fondata sull'efficientismo e la prestanza fisica?
Grace