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sabato 14 maggio 2011

NON SOLO PITTORI FAMOSI IV

ARTEMISIA GENTILESCHI  ULTIMA PARTE
"Se una persona potesse conoscere per certo quello che un'altra persona sta pensando o facendo, la solitudine cesserebbe di esistere a questo mondo. "                         Artemisia Gentileschi

BIOGRAFIA SECONDA PARTE
Giuditta con la sua ancella  Palazzo Pitti Firenze

Artemisia dopo essere andata via da Firenze (come scritto nel post precedente) arrivò a Roma,  come donna ormai indipendente, in grado di prender casa e di crescere le figlie. Oltre a Prudenzia (nata dal matrimonio con Pierantonio Stiattesi), ebbe una figlia naturale, nata probabilmente nel 1627.

La Roma di quegli anni vedeva ancora la presenza di molti caravaggeschi  ma vedeva anche il
crescente successo del classicismo. Artemisia seppe cogliere questa novità  artistica ed appropriarsene in maniera adeguata e divenire una delle protagoniste di quel periodo. Entrò anche a far parte dell'Accademia dei Desiosi.
Tuttavia, nonostante la reputazione artistica, la sua forte personalita' e la rete di buone relazioni, il soggiorno di Artemisia nella sua Roma non fu cosi' ricco di commesse come avrebbe desiderato. L'apprezzamento della sua pittura era forse circoscritto  alla sua abilita' di mettere in scena le eroine bibliche: erano a lei precluse le ricche commesse dei cicli affrescati e delle grandi pale di altare. Difficile, per l'assenza di fonti documentali, e' seguire tutti gli spostamenti di Artemisia in questo periodo. È certo che tra il 1627 ed il 1630 si stabilì, forse alla ricerca di migliori commesse, a Venezia: lo documentano gli omaggi che ricevette da letterati della citta' lagunare che ne celebrarono le qualita' di pittrice.
 Nel 1630 Artemisia si reco' a Napoli
L'esordio artistico di Artemisia a Napoli e' rappresentato forse dalla Annunciazione del Museo di Capodimonte. Poco piu' tardi, il trasferimento nella metropoli partenopea fu definitivo, e li' l'artista sarebbe rimasta - salvo la parentesi inglese e trasferimenti temporanei - per il resto della sua vita. Napoli (pur con qualche costante rimpianto per Roma) fu dunque per Artemisia una sorta di seconda patria . A Napoli per la prima volta, Artemisia si trovo', a dipingere tele per una cattedrale, quelle dedicate alla Vita di San Gennaro a Pozzuoli.
 Nel 1638 Artemisia raggiunse il padre a Londra, presso la corte di Carlo I .La fama di Artemisia incuriosì Carlo I, e non e' un caso che nella sua collezione fosse presente una tela di Artemisia di grande suggestione, l'Autoritratto in veste di Pittura.

Artemisia ebbe dunque a Londra una sua attivita' autonoma che continuo' per un po' di tempo anche dopo la morte del padre (anche se non sono note opere attribuibili con certezza a questo periodo). Sappiamo che nel 1642, alle prime avvisaglie della guerra civile, Artemisia aveva gia' lasciato l'Inghilterra. Poco o nulla si sa degli spostamenti successivi. E' un fatto che nel 1649 la troviamo nuovamente a Napoli, in corrispondenza con il collezionista Don Antonio Ruffo di Sicilia che fu suo mentore e buon committente in questo secondo periodo napoletano. L'ultima lettera al suo mentore che noi conosciamo e' del 1650 e testimonia come l'artista fosse ancora in piena attivita'. Artemisia mori' nell'anno 1653.

IL SUO STILE....
La sola cosa che voglio è che tu voglia qualcosa così profondamente da sentirne dolore, come io soffro per riuscire a dipingere bene."                                 Artemisia Gentileschi


Artemisia , non solo intraprese una professione preclusa alle donne ma si discostò da quello stile prettamente femminile dell'epoca  (nature morte, paesaggi ecc). Ella si aprì a una pittura anticonformista sia dal punto di vista  figurativo che stilistico. Dai suoi dipinti traspare l'originalità, la passionalità e l'inquitudine  che spesso emanano le rappresentazioni delle suo eroine.
Sicuramente la drammatica vicenda che l'ha vista protagnista (la violenza subita) ha influenzato la sua pittura.  Nei suoi dipinti si riscatta dall'onta subita con immagini di eroine, forti e abili capaci di gesta epocali. Sin dai suoi primi lavori, Artemisa colloca la figura femminile in posizione dominante appartenente ad una tradizione storica, biblica. Le immagini di donna che dipinge non sono in pose sensuali  ma si distinguono per la loro possenza fisica e il loro spessore  morale. Per Artemisia le donne non sono fragili o puro oggetto di desiderio. E' il loro corpo a parlare : le torsioni delle braccia, il dramma degli sguardi. Il corpo emerge in primo piano, lo sfondo è puramente decorativo serve solo a dare luce alla scena principale conferendole dinamismo. Questa centralità si associa ad un tentativo di superare la visione  di una donna posta ai margini delle rappresentazioni , in posa passiva rispetto ad un esclusivo dominio pittorico maschile.
Artemisia non è solo una grande intreprete del filone caravaggista, di cui  fu una indiscussa rappresentante, bensì un'interprete della  "PITTURA DELLA PASSIONE" in cui donna e artista si fondono in un'unica e affascinante realtà
Autoritratto come allegoria alla pittura 1638 1639
Kensington Palace Londra

Per saperne di più:
Alexandra Lapierre, Artemisia, Mondadori 1999
Tiziana Agnati, Artemisia Gentileschi, Giunti 2001
 La passione di Artemisia diVreeland Susan Neri Pozza 2005 ROMA

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