In tre anni di
laboratorio manuale ci siamo rese conto di quante potenzialità hanno
i nostri ospiti.
Non solo lavorano fianco
a fianco per realizzare i progetti che noi suggeriamo loro, ma con il
passare del tempo hanno acquistato sicurezza: sono diventati
propositivi, hanno via via dato il loro fattivo contributo suggerendo
idee e dando consigli utili ed efficaci.
Ciò a dimostrazione che
il “saper fare” non si dimentica facilmente e così antichi gesti
riemergono come per incanto dai labirinti della memoria. Abbiamo
allora capito che potevamo attingere dai ricordi dei nostri ospiti
per creare un libro che parlasse di loro e dei loro vissuti proprio
partendo dal saper fare quotidiano, da una gestualità reiterata e
dunque familiare legata ai cibi e alla preparazione dei pasti.
Dunque, rievocare ricette, raccontare di pasti ordinari e festivi,
attraverso un intreccio narrativo che mescola storie personali e
famigliari ed eventi di portata più ampia, sociali, storici. Le
narrazioni intorno all’esecuzione di un piatto, anche senza sapere
con precisione le quantità degli ingredienti impiegati, hanno
rappresentato il “pretesto” per far emergere, anche se in maniera
frammentaria, le situazioni in cui veniva preparato. I saperi e la
manualità culinaria che sono emersi dai racconti hanno consentito di
ricomporre le tessere di un mosaico variegato fatto di colori, odori,
sapori, fragranze. In definitiva una cucina della memoria attraverso
la memoria della cucina.
maria grazia e laura
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